giovedì 28 dicembre 2017

Scoperte cinematografiche: il 2017 mi ha portato il grande Kim Ki-Duk

In questo universo cinematografico sempre più spaccato fra cine panettoni, fantascienza spesso becera, commediole all'acqua di rose e dall'altra parte cinema d'autore nudo e crudo, ho avuto la fortuna, anche tramite la lettura del blog del sempre mitico James Ford, di scoprire il regista sud coreano Kim Ki-Duk.

                                 

Mi è bastato il suo "Bad Guy" per invaghirmi delle sue tematiche e del suo stile asciutto e realistico, oltre che delle sue originalissime storie non facili da digerire, ma che lasciano tanti spunti di riflessione e tante emozioni dentro.

"Bad Guy" era incluso in una lista dei cinquanta migliori film asiatici degli ultimi tempi.

                              

Una visione shock, un'illuminazione. Allora mi sono messa a cercare tutte le pellicole di KKD dall'inizio riuscendo a vedere "Crocodile", "The Birdcage Inn", "Real Fiction", "Indirizzo sconosciuto", "Primavera, estate, autunno, inverno...e ancora primavera", "La samaritana", "Ferro 3", "Soffio", "Arirang" e "Pietà".


                                              


                                 


                                   

Per ciascuno sudore freddo, emozione, tremore, suspence, mentre il mio innamoramento era sempre più forte. Non vedo l'ora di guardarmi "Moebius", che come in una favola avevo già adocchiato e mi ero procurata già qualche mese fa senza sapere che fosse anche lui di KKD.

In quasi tutte le storie di Kim ci sono conflitti o situazioni masochiste, è presente un personaggio che deve/vuole espiare una colpa o riscattarsi, ma anche uno che non parla mai (come anche in "Dolls" di Kitano) comunicando solo con gli occhi e la mimica; a volte le due figure coincidono. In "Ferro 3", Leone d'Argento a Venezia, i due protagonisti pronunciano complessivamente due frasi - scandite solo da lei peraltro.
Anche in "Bad Guy" il personaggio principale è un taciturno con una cicatrice sulla gola, ma verso la fine si scopre che potrebbe parlare seppure con voce deformata, quasi comica, cosa che non ha incidenza nella sostanza della storia per quel che ci ho capito.
Conflitti e masochismo si rispecchiano anche nella violenza come lotta per la sopravvivenza e nel modo di trattare il sesso, inquadrato spesso in prostituzione imposta o spontanea e in stupri minimalisti, appena drammatici e anche vagamente grotteschi (in "Crocodile", mentre il protagonista abusa della donna, il bambino lo morde in una natica), come atipici sono i corteggiamenti (l'apprendista asceta che ne fa di ogni per palpeggiare la ragazza in "Primavera, estate..."). C'è anche spazio per l'amore, malato e controverso come in "Crocodile", "Indirizzo sconosciuto", "Soffio", o romantico come in "Ferro 3", vera e propria apoteosi per me del romanticismo puro senza sdolcinatezze, retorica e forzature come non ho memoria di aver mai visto in altro lungometraggio.

Kim Ki-Duk è un regista molto prolifico, con una storia personale ricca di episodi che lo hanno arricchito di sentimenti e sensazioni defluite appunto nella sua opera: dal 1996 ha girato quasi un film all'anno che scriveva, montava e produceva per ricominciare, a ruota, fino ad alcuni accadimenti del 2008 che lo hanno fatto interrompere. Nel 2011 è uscito "Arirang", docufilm autobiografico in cui Kim ha spiegato la sua opera e la sua crisi per riprendere subito a lavorare più o meno come prima anzi meglio, più forte e rassicurato, girando in pochi mesi "Amen" che ahimè mi manca e l'incredibile "Pietà", Leone d'oro a Venezia, una vera bomba dove gli appassionati come me di questo grande autore si ritrovano in successione, dosati con maestria, senza forzature e con un incastro perfetto, tanti degli ingredienti dei film precedenti; non una scena di troppo o una battuta inutile, più un finale col botto da far accapponare la pelle e il cuore. Roba che anche i fan di Tarantino, inclusa me, difficilmente avranno provato altrettanto appena alzatisi dalla poltrona del cinema dopo aver visto "The hateful Eights".

Menomale che c'è il cinema a farmi conoscere buoni film e a volte buone persone anche solo sul web, perché dal vivo è uno sfracello :D

2 commenti:

  1. Hai visto L'Isola?
    Ha delle scene stomachevoli, quasi insostenibili.
    Anche Arirang lo ricordo come un film visto con difficoltà (se non sbaglio era parzialmente autobiografico, legato a una depressione avuta dopo che un attrice aveva rischiato la morte nel film precedente del regista).
    Rimanendo in ambito orientale ti consiglio Wong Kar Way, in particolare In the mood for love, Honk Kong Express, Fallen Angels).

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  2. PN, bentornato!!!! <3<3<3
    Non ho visto "L'isola", che mio pdre sostiene di avere in un odei suoi quattro hard disk strapieni di lungometraggi e serie tv, ma ho visto l'altra sera prima di partire per festeggiare capodanno, che c'è su Youtube, yeeeeeeeeeeeeee!!!!
    Esatto, "Arirang" è autobiografico e Kim era caduto in depressione per aver rischiato di vedersi morire un'attrice sul set di "Dream" (che mi manca, uff) e per alcuni tradimenti di una o due persone che lavoravano con lui.

    Di Kar Way ho visto proprio "In the mood for love" e ho disponibile "Honk Kong Express", consigliatomi anch'esso da James Ford: devo vedermelo quanto prima!

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