mercoledì 13 settembre 2017

Da guardare fino in fondo: "Demolition" - Grazie James Ford!

Ebbene si, ultimamente mi sto gustando tanti bei filmini a casa, tisana alla mano e pantaloni comodi, ma mi è anche preso il trip di commentarli, #vedovanzabiancaalè

L'ultimo film che mi sono appena divorata e non vedo l'ora di passare ai miei genitori è "Demolition - amare e vivere" dello stesso regista di "C.R.A.Z.Y." e "Dallas Buyers Club".
Ne ho scoperto l'esistenza consultando il blog whiterussiancinema.blogspot.it del mitico James Ford che con passione e diligenza l'aveva nominato in una graduatoria dei migliori film del 2016.  

Ho letto la recensione offerta da questo blogger cinefilo senza neanche troppa attenzione, ma abbastanza per capire che era un titolo da non perdere. E ne ho appena avuto la conferma: una storia particolare ma "coi piedi per terra", regia pulita e asciutta, niente effetti o esagerazioni, personaggi "veri" con rughe, rossori e imperfezioni - tranne la suocera magra allampanata e coi capelli perfetti....sto scherzando. La trama è godibilissima: è una personale, particolare elaborazione di un grave lutto familiare.


--- TRAMA DETTAGLIATA ---
Il protagonista Davis, un trentenne stile Wallstreet, perde la moglie nonché figlia del suo capo in un incidente d'auto e anziché mostrare sentimenti cosiddetti normali quali dolore, smarrimento, rabbia o anche solo pazza gioia si riscopre indifferente al limite del catatonico, continuando il suo tran tran di sveglia alle 5,30, cyclette, doccia (già mi ricordava il Patrick Bateman di "American Psycho", grrrrr), metro, ufficio e così via, anzi con ancora più concentrazione e scrupolosità del solito. Al funerale della consorte Davis si mette a scrivere una lettera di reclamo alla ditta proprietaria di un distributore di merendine da cui non era riuscito a prelevare degli cioccolatini all'ospedale dove avevano dichiarato clinicamente morta sua moglie. Ma la lettera diventa l'inizio di una biografia-confessionale incentrata sul suo matrimonio. Davis parla poco, ha un'espressività ridotta ma di cose e sensazioni dentro ne ha, eccome, e non ne vogliono più sapere di starsene represse. I freni inibitori a poco a poco saltano e Davis inizia a vivere e agire alla giornata, ignorando doveri e convenzioni e facendo cose sempre più strane, ma anche instaurando un colloquio non più epistolare con l'addetta al servizio clienti della società proprietaria del distributore automatico, che complice un viaggio del compagno e datore di lavoro - combinazione molto fortunata direi - lo fa entrare nella sua casa e nella sua vita, sempre ascoltandolo, parlandogli, standogli accanto. E lo stesso fa il precoce figlio adolescente di lei. Il tutto narrato, come detto, senza iperboli, senza accenti, senza meriti né colpe. La telecamera, con mia somma gioia e delizia, fa vedere come reagisce e agisce Davis ma senza incensarlo.

In questa strana terapia senza infatuazione sessuale (cartina di tornasole del suo effettivo disagio, nascosto ma presente) in cui muta anche aspetto e abbigliamento e regredisce a livello quasi fanciullesco, senza più bugie o inibizioni, Davis si rende conto di non essere stato innamorato di sua moglie e di non averla sposata per reale volontà ("Era facile") pur continuando ad avere flashback su lei e loro anche con frammenti di tenerezza, e che da troppo tempo non fa più niente che gli piace fare veramente. E va oltre: fra le "strane cose" che fa, dopo lo smontaggio compulsivo di oggetti ed elettrodomestici, l'aiuto ad un gruppo di operai demolitori a spaccare pareti e porte ed un cinico messaggio nella segreteria telefonica che allude alla sua vedovanza, Davis passa a distruggere materialmente casa sua proprio per "fare a pezzi il suo matrimonio". Con il quindicenne che assomiglia ad un dodicenne compra mazzuoli e altra strumentazione e fa del piano inferiore della sua abitazione luxury un cumulo di macerie e detriti. Ordina anche una ruspa per provare a buttare giù la casa, ma desiste. Poi sale al piano di sopra in camera da letto e, dopo aver trinciato ben bene il comò stile vintage pieno di ninnoli stucchevoli, scopre un'ecografia: sua moglie era rimasta incinta l'anno precedente, senza avergliene parlato. Qui ha una scossa: si sbarba per bene, si veste come si deve e con l'amica va all'evento con l'assegnazione di tre borse di studio in memoria di sua moglie. Davanti a tutti parla al suocero di questa gestazione evidentemente non portata a termine e di cui non sapeva nulla. I suoceri gli rivelano che lei aveva avuto una relazione extraconiugale e l'avevano accompagnata ad abortire, pur desiderando che non lo facesse.


--- ATTENZIONE, SPOILER!!! QUI FINALE!!! ---
Successivamente, dopo aver incontrato al cimitero l'uomo che li aveva investiti, che era andato là a scusarsi, in auto ritrova un bigliettino della moglie ed ha altri flashback su di lei: rivive il momento prima dell'incidente e rivede altri suoi sorrisi, carezze e abbracci, anche quando lui era assente o distratto. Davis finalmente piange, e non lo dico perché doveva farlo per lei, ma per se stesso: finalmente il cerchio dell'elaborazione del lutto si chiude con l'incontro con il suocero, chiarificatore e rassicurante, in cui ammette di aver avuto delle colpe verso la consorte. E in onore di lei, un ultimo estremo gesto di affetto o forse amore.

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Perché da guardare fino in fondo? Con tutti i film si fa così, è vero, ma questa storia appartiene a quelle in cui inizialmente ci si fa un'idea che poi viene in parte o completamente ribaltata, o in cui all'ultimo si aggiunge il tassello finale che fa vedere con più chiarezza l'insieme delle cose. E il titolo si spiega in un soffio: demolire per poi ricostruire e continuare.

4 commenti:

  1. ti rispondo qui alle tue domande

    1) SI, ero a Carmagnola (ma sai che io sono di provenienza torinese)
    2) era Mandelli, vincitore della mezza

    ps: ma come mai conosci così bene il running?

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  2. Per una volta Ford ha consigliato un film in effetti molto bello.
    Non fidarti troppo di lui, però, perché il più delle volte non ci prende per niente ahahah :)

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  3. Mitico Fra, è sempre un piacere leggerti fra i commenti ai miei post!

    Ciao Marco, in effetti non è mai bene fidarsi troppo ma con il cinema di mezzo è un rischio che si può correre :-p

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  4. Grazie della citazione: ovviamente il merito, comunque, è tutto di questo bel film ottimamente interpretato.
    E non dare retta a Peppa Kid! ;)

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