lunedì 14 marzo 2016

Epitaffio in anticipo per il record di Sebastiano Rossi

Da milanista semipraticante mi sto mentalmente preparando al superamento del record di imbattibilità del portiere Sebastiano Rossi, realizzato appunto con la maglia rossonera.
Si, perché come molti sanno - e anzi arriverò come sempre ultima - al portiere della Juventus Gianluigi Buffon mancano solo 4 accessibilissimi giri di lancette per fregiarsi il prossimo weekend di questo onore, anche se per il Gigi nazionale è quasi un dettaglio, un fiocchetto su un vestito già bellissimo che è la sua carriera ancora tutta da completare, anche col prossimo campionato europeo.
A me i portieri professionisti hanno spesso ispirato simpatia al di là dei colori sociali portati, dal colombiano Iguita a Walter Zenga mitico detentore del record di imbattibilità nei mondiali (Italia 1990, sigh sobh sniff), dalla sfilata di personalità del mondiale americano del 1994 composta dal messicano Campos, reso mitico anche da un famoso spot del periodo, dallo svedese Ravelli eliminato solo dall'inzuccata con rimbalzo di Romario, dall'irlandese Pat Bonner che perdeva tempo con l'Italia nel match di esordio senza venire ammonito, beato lui, dal brasiliano Taffareul outsider nel nostro campionato ma poi campione proprio a spese della nazionale italiana. E l'intramontabile Ballotta? E l'olandese Van Der Saar, che ai rigori dell'europeo 2000 aveva quell'aria da vitellino smarrito? Ritornando al decennio precedente non potevo quindi, nel bel mezzo dell'era Capello, non ammirare la grinta di Sebastiano Rossi, dal rigore parato a Vialli nel 1992 (fischiato da Sguizzato; per l'ex doriano il decimo errore dal dischetto sui 40 calciati fino a quel momento) all'annata record del 1993-'94 oltre che precedente allo stesso Mondiale statunitense, per cui non venne vergognosamente convocato da Sacchi: quei 929 minuti più 37 di recupero ("che chissà perché non vengono mai conteggiati"), 26 in più del suo mito Dino Zoff, per un totale di 11 reti incassate. Fu il foggiano Kolyvanov a rimetterlo sulla Terra interrompendo quella incredibile serie positiva. Da notare che, in quella che sarebbe stata l'ultima annata in Italia con le vittorie da 2 punti, sulle 34 gare totali di una serie A a 18 squadre il Milan subì in tutto 15 reti segnandone 36 così lanciando, o forse rispolverando, la moda/strategia del curare di più la difesa che l'attacco anche se non va dimenticata la mancanza di un vero bomber, miracolosamente sopperita da un Daniele Massaro trentatreenne ma in gran forma e autore di undici centri, sua migliore annata da goleador. Quel Milan in campionato non fece mai più di due reti nella stessa partita - e quella del record di Rossi finì con un vittorioso 2-1 - ma poi tra semifinale e finale di Champions League ne fece sette alla faccia di espulsioni e assenze e firmò una dopiete bissata un anno dopo dalla Juventus e a pochi giorni dalla conquista del trofeo Uefa da parte dell'Inter, innalzando così la metropoli lombarda a capitale del calcio europeo - che tempi, eh?

Un record è fatto per essere battuto. Persino quello di Mennea dei 200 metri ha subito una simile sorte, anche se a livello mondiale e non europeo. Ma tutto sommato sono contenta per Gigi Buffon, per uno che a 18 anni ha messo mani e piedi in serie A e non è più arretrato di un millimetro, anzi, collezionando sempre più grandi parate e grandi partite con una Juventus mattatrice, sollevando coppe e perdendone altre pur parando rigori fino a farci tutti innamorare di lui e della sua incredibile voglia di vincere e convincere nel Mondiale 2006, dove parò tutto tranne un tocco disgraziato del compagno di squadra Zaccardo ed i rigori dei francesi in finale - poiché ci hanno fatto gol solo dal dischetto quell'anno lì, e nemmeno tutti... e poi si svaluta il nostro titolo per la testata di Zidane, neanche fosse stata l'unica finale brutta nella storia. Il tutto tenendo a bada attacchi di ansia e di panico, digerendo alla grande lo scandalo scommesse secondo cui sarebbero partiti oltre mille messaggini dal suo cellulare, facendo spallucce al mancato Pallone d'Oro e disputando un'ottima stagione in B e a testa altissima assieme a quasi tutti i compagni dell'anno precedente. Indimenticabile, almeno per me, il rigore parato all'inglese Cole ai quarti di finale dell'Europeo 2012. Ben venga quindi Gigi come erede del record di Rossi per meriti sul campo, grinta e capacità di rimanere su livelli altissimi per tre lustri; pazienza infine per quello "zio porcellino" con cui scoperchiò il Vaso di Pandora delle parolacce e delle bestemmie sui campi da calcio e per le dichiarazioni all'arsenico nel post partita di Milan-Juventus del febbraio 2012.

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