mercoledì 10 febbraio 2016

"The Hateful Eight" fra citazioni e tarantinate

Lo aspettavo da inizio autunno, quando un telegiornale comunicò che sarebbe uscito nelle sale cinematografiche (americane, ma io recepii "italiane") a Natale. Poi, sotto le feste, la doccia freddissima: l'uscita italiana era fissata al 4 febbraio. Ok, aspetterò, mi dissi. Nel frattempo i Golden Globe hanno tributato l'immenso Ennio Morricone e gli Oscar hanno nominato il film, oltre che per la colonna sonora, anche per l'attrice non protagonista e la fotografia.

Attenzione: spoiler!!!
Inevitabilmente, oltre a citazioni, dettagli e caratteristiche varie del film, dovrò rivelare il finale. Chi preferisce quindi saperne il meno possibile prima di vederselo sul grande schermo, fa meglio a leggere qualcos'altro.

"The Hateful Eight" è, come ben specificato non solo sulle locandine, l'ottavo film di Quentin Tarantino ed è un western (il secondo per lui, ma anche il più lungo) ambientato nella seconda metà del 1800 che racconta cosa succede ad un gruppetto di personaggi pieni presumibilmente di odio ma anche segreti, malefatte, progetti, ambizioni e timori, che si ritrovano tutti insieme in un emporio-rifugio per evitare una terribile tempesta di neve.

Dico subito che a fine film, vicino all'uscita, avrei voluto attaccare briga con una ragazzotta nemmeno tanto giovane che, copincollando (clap clap clap, tesora!) verbalmente qualche commento critico da due soldi di chissà quale fonte disgraziata di gossip e trash, ha sussurrato agli amici "troppo splatter". Troppo cosa, scusa? Non è che forse hai sbagliato sala ed era meglio se andavi a rallegrarti con Zalone o Verdone? E dico questo non perché sono una fanatica, ma perché usando un minimo di cervello trovo che all'ottavo film di un qualunque regista non ci si dovrebbe più stupire del suo linguaggio e dei suoi leit motiv. Tarantino fra l'altro è sì esemplare nel "farsi riconoscere" pur avendo maturato ultimamente una narrazione a tratti più distensiva, ma è anche eccezionale nel sapersi ripetere e rinnovare allo stesso tempo, trovando sempre il modo di dirci e farci vedere qualcosa di nuovo e diverso - mentre invece Sorrentino, per fare un esempio, nel pur bello "La grande bellezza" a volte forza i toni e in qualche scena sembra fare il verso a se stesso, mentre ne "Il divo" tutti i pezzi del mosaico si incastrano alla perfezione. Tarantino non è soltanto bei dialoghi lunghi, personaggi interessanti, sparatorie diluvio, sangue e inquadrature fascinose, no! E' uno che ha rispolverato il genere pulp, che si è cimentato con un kung fu movie, che ha raccontato un pezzetto di Francia sotto l'occupazione nazista, che ha fatto un po' di luce sulla schiavitù nera nordamericana azzeccando tempi, luoghi, personaggi. I "troppo" da pseudobongustai pigri o da post digestione, per cortesia, valutateli bene prima di sfornarli così.

GLI ATTORI
Ho gongolato via via che i titoli di coda mi ricordavano per la centesima volta la presenza di Samuel L. Jackson, Kurt Russel, Michael Madsen, Tim Roth, Walton Goggins e Bruce Dern, tutti assoldati almeno una volta da Tarantino per le sue pellicole, nonché della novità Jennifer Jason Leight, fra l'altro candidata all'Oscar. Il bello di questo regista è che sa far lavorare molto bene i suoi attori: basti pensare alla rinascita di John Travolta, alla scoperta Uma Thurman o al due volte Oscar Christoph Waltz. Ed è stato buffo vedere Channing Tatum, il palestrato dei due "Magic Mike", recitare in una particina breve ma decisamente impegnativa.


CITAZIONE FELLINIANA
Scrivendo ora col piglio della fan appassionata, ammetto di aver gongolato per tutti i 175 minuti del film già dal titolo. Non ho capito però se "The Hateful Eight", miracolosamente non convertito in italiano, significhi "gli otto pieni di odio" o "l'ottavo (film) pieno di odio", ma nel primo caso nella parola Eight mi sarei aspettata una "s" finale e nel secondo una "h". Pazienza, sta di fatto che comunque ricalca il felliniano "" appunto per significante e significato.

CITAZIONE SHAKESPEARIANA
Come una specie di Amleto, muoiono praticamente tutti i personaggi del film nessuno escluso, mentre nella banda de "Le Iene" sopravvive solo Mr. Pink, arrestato dalla polizia.


AUTO CITAZIONI (effettive o supposte) DA "LE IENE"
- subito dopo la confessione di Gage sull'avvelenamento, Mannix e Mobray si sparano ferendosi gravemente a vicenda ma la scena è impostata in maniera simile alla sparatoria finale appunto di "Le iene", dove però crepano tutti
- proprio mentre sembrava ormai morto, Mannix si riprende e spara improvvisamente a Daisy come Mr. Orange a Mr. Blonde, pur non ammazzandola

AUTO CITAZIONI (effettive o supposte) DA "PULP FICTION"
- i titoli di testa "l'ottavo film di Quentin Tarantino" e il titolo hanno un lettering molto simile a quello appunto di PF
- Jody nascosto per lungo tempo nella dispensa rimanda al nero chiuso nel bagno nella scena iniziale, anche se non sparerà a vuoto e poi avrà vita brevissima
- di seguito, sia Jody che il nero verranno uccisi con un colpo alla testa che spappolerà loro il cervello addosso a qualcuno/qualcosa
- caffè cattivo vs caffè buono, qui di fatto e non a parole
- il nome Minnie riecheggia quello di Bonnie e per entrambe viene rivelato con calma, quasi marginalmente, che sono nere; entrambe poi stanno/collaborano con un uomo bianco
- un personaggio maschile esige da un altro dello stesso sesso una prestazione sessuale, qui con un malvagio ricatto

AUTO CITAZIONI (effettive o supposte) DA "BASTARDI SENZA GLORIA"
- qualcuno se ne sta nascosto sotto il pavimento, ma qui costui sferra una pallottola dalle conseguenze decisive mentre nell'altro muore
- qualcuno tenta di fuggire ma è ferito, fa poca strada lasciando tracce e viene freddato, mentre Shosanna scappa per i campi evitando le pallottole di Landa

CURIOSITA'
- diversamente che ne "Le Iene", i personaggi interpretati da Madsen e Roth sono compari veri e fedeli
- i personaggi interpretati da Roth e da Jackson senza giacca ricordano nell'abbigliamento e nella pettinatura quelli in "Django Unchained" interpretati da Walts e dallo stesso Jackson

INCONGRUENZE E DUBBI
- nella sbornia di questa graditissima visione, non mi ricordo il motivo per cui Ruth è convinto che qualcuno sia in combutta con Daisy, cosa verissima
- trovo strano che i quattro omacci della banda abbiano ripulito quasi alla perfezione l'emporio di Minnie senza però prendersi la briga di riparare la porta
- all'ultimo mi ero aspettata una Daisy più disincantata e meno speranzosa sulla sua possibile salvezza
- alla fine Daisy muore per soffocamento e non per vera e propria impiccagione, secondo la quale si sarebbe dovuta rompere l'osso del collo, ma evidentemente i moribondi Mannix e Warren non erano fisicamente in grado di tenerla ferma su uno sgabello e sfilarglielo da sotto i piedi

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